Le donne hanno un debole per le cravatte, è un dato di fatto comprovato dalle statistiche e da tutto ciò che esprime questo affascinante capo di abbigliamento.
La cravatta dunque interpreta, tra i suo tanti ruoli, anche un ruolo puramente estetico, equilibrando perfettamente l'austerità dell'abbigliamento maschile con un tocco di grazia, a volte appena percettibile.
Una grazia che comunque tutto sommato, non rischia minimamente di compromettere la virilità dell'uomo, ma anzi la esalta, le conferisce significato e vita.
Tutti gli esperti ve lo confermeranno: le donne che scelgono una cravatta per un uomo prediligono in gran parte colori allegri o tenui, non perchè sono quelli che piacerebbe portare a loro, ma perché sono gli uomini che indossano quelle cravatte che riescono a sedurle, con questa improvvisa espressività.
Questo fenomeno è ampiamente confortato dalle statistiche che rivelano che circa il 60 per cento delle cravatte sono acquistate dalle donne, ed è alla base del notevole successo riscontrato da una decina di anni a questa parte dalle cravatte molto colorate e con motivi floreali e faunistici.
Una donna grande esperta in materia, Tatiana Tolstoj, ha scritto riguardo la cravatta nel suo celebre trattato "De l'élégance masculine": "Da qualunque verso la guardi, quel rettangolo di seta che stringe i colli maschili risveglia in me emozioni infinite. Emozioni? Affermare che il fascino degli occhi deriva dal fatto che conferiscono al viso una nota di colore è sottovalutare molto la realtà, e lo stesso vale per la cravatta, unico sprazzo di vivace colore nell'universo d'ombra dell'abbigliamento maschile. Dicendo che una cravatta è in grado di commuovermi, non tento di mascherare un'insulsa banalità con le esagerazioni di un'enfasi opinabile. Un abito senza cravatta evoca il viso di un cieco: non riuscirà mai a penetrare con prepotenza nella mia coscienza, né a svelarmi il suo universo, come possono fare certi sguardi".
Non ultimo, la cravatta conferisce all'uomo un piacere particolarmente sensuale, quello del tatto.
Se consideriamo che non esiste cravatta degna di questo nome che non sia di seta, della lana più morbida e dei tessuti misto lana e seta, questo piacere è evidente.
La sensazione che una cravatta può provocare al tatto può essere a volte sconvolgente quanto quella provata quando si sfiora o si accarezza la pelle di una persona amata.
Ma questo incontenibile piacere di toccarla non si basa esclusivamente su quella sensazione, bensì richiama anche un sentimento ben più profondo e nascosto: è come se riuscisse a colmare una mancanza propria dell'uomo, come se rispondesse al desiderio di ritrovare, anche solo per un secondo, il paradiso perduto.
Come prova evidente di tutto questo è sufficiente notare il movimento inconscio che la maggior parte degli uomini di toccarsi la cravatta di tanto in tanto.
Lo scrittore Giovanni Nuvoletti ricordando gli ultimi momenti di vita del suo grande amico duca di Windsor, ci ha descritto il lato più commovente di questa piccola mania: "Lo vedo ancora, e fu l'ultima volta, prendere presto commiato dalla padrona di casa, divinamente semplice e supremamente sofisticato, il pantalone sempre un pò morbido, il capo un pò ripiegato, il sorriso un pò mesto, un vero malinconico e dignitoso tramonto. La mano sinistra, nel suo gesto tipico, tormenrava leggermente la cravatta, un automatismo abituale e inconscio a sorreggere, forse più della perfezione del nodo, il peso di un simbolo perduto nel tempo".