Piacere: ecco la parola chiave che domina oramai nel regno della cravatta.
Prima di tutto il piacere di esprimersi, di comunicare l'essenza profonda o effimera della propria personalità con tutte le sfumature necessarie: attraverso la grande tipologia di nodi o attraverso quella dei colori e dei motivi.
La cravatta, da sempre l'unico tocco di creatività consentito al genere maschile, ha sempre fornito all'uomo un linguaggio.
Proprio perché in sè stessa è inutile e perché si è evoluta in un accessorio libero, la cravatta indica, prima di ogni altra cosa, la personalità di chi la indossa.
Un capo utile come il maglione perde gran parte del proprio fascino proprio per la sua risaputa utilità: si potrà infatti apprezzarne pienamente l'eleganza ma non ci si chiederà mai a che cosa serva.
Ragionando in questi termini la cravatta nel corso degli anni è diventata quasi inutile, non necessaria o meglio assurda, ed allora si finisce per chiedersi che cosa significhi realmente.
In altre parole, una volta comprovata la sua quasi totale inutilità rispetto a tutti gli altri capi di abbigliamento, cessa di essere ai nostri occhi ciò che appare, cioè una fascia di tessuto inserita nel collo della camicia e annodata in diverse maniere, per trasformarsi in un semplice segno simbolico.
All'uomo di oggi infatti è rimasto un solo accessorio che gli permetta di esprimere la sua visione del mondo, e di segnalare la sua personalità: la cravatta.
Il Piacere di distinguersi quindi, e il piacere di esprimersi, non solo per sedurre, sfoggiando i motivi ed i colori che più si adattano al suo stato d'animo o alla sua più intima essenza.
Usando una semplice metafora, attraverso il quale un semplice disegno traduce o vuole rivelare un carattere o un'emozione, le cravatte di oggi potrebbero costituire una inestimabile antologia poetica, ancge se in realtà, questa ode della cravatta è nata ben prima dell'attuale moltiplicazione di motivi e colori.
L'immensa varietà di disegni ornamentali della cravatta moderna, che si pone in contrasto con l'eterna uniformità del vestito, permette infatti di comunicare qualsiasi tipo di sentimento.
Sarebbe quasi un compito dello psicologo o del semiologo quello di analizzare con precisione la varietà di significati attribuibili all'universo contemporaneo delle cravatte: qualcuno ci ha provato a dire il vero, lasciando spesso perplessi anche coloro che sarebbero propensi ad operare un'analisi simbologica.
I motivi geometrici rappresenterebbero la ricerca dell'ordine, le righe il gusto per la disciplina e l'organizzazione, i piccoli motivi ripetuti una certa inquietudine: tutto questo potrebbe anche essere vero, ma in fondo non ha alcuna importanza, l'aspettoessenziale resta il piacere della scelta ed il piacere dell'abbondanza.
Sin dai tempi della sua rinascita, negli anni '30 circa, chiunque può trovare la cravatta di suo gusto fra la versiona moderna della régate e il farfallino, fra il classico e l'estroso, il sobrio e lo stravagante, il distinto e il ribelle, il serio e l'allegro, non esiste uomo che non sia in grado di trovare l'insieme di termini più consoni al suo temperamento.
E se l'umore cambia durante la giornata, lui troverà nel suo guardaroba l'immagine più adatta per ogni momento, in un gioco di sfumature dei tratti o delle colorazioni, dei tessuti, dei materiali.
La mattina o la sera, quando un uomo si veste, di fronte alle immagini così variopinte delle nostre cravatte, ognuna delle possibili combinazioni gli provoca una sensazione di attrazione oppure di repulsione: questa stessa sensazione sarà sicuramente la conseguenza di fattori esterni, che sono sempre dei vincoli da rispettare, il contesto, la stagione, l'armonia dell'abbigliamento, ma anche, in un modo ancora più misterioso, dello stato d'animo che lo caratterizza in quel preciso momento, che non sempre è lo stesso del giorno prima.
Ancora una volta quindi la scelta della cravatta esprime un'espressione del tutto simile alla poesia: nel quadro delle regole imposte dalla società, occorre individuare, fra tutte le possibilità, l'immagine che risponderà meglio a ciò che siamo e a ciò che vogliamo esprimere in quel determinato momento.
E una volta compiuto questo atto, proprio come una poesia, dispensa un piacere tanto più forte quanto più è stato ritardato dai vincoli esterni.
Questo è in sintesi il grande piacere di indossare la cravatta: quello dell'espressione, quello di una creazione talvolta quotidiana, sempre rinnovata, offerta a se stessi e agli altri come la più spontanea delle opere d'arte.
Ma esistono anche piaceri ben maggiori, e di cui i più diffidenti farebbero bene a provare.
Prima di tutto esprime un puro piacere estetico, quello di contemplare la soggettiva bellezza delle cravatte di qualità e sapientemente tessute, colorate con gusto, che sprigionano una specie di grazia che trascende la solita eleganza degli altri capi dell'abbigliamento maschile.
E questo perchè lo stilista che l'ha creata è stato dispensato per una volta dalle rigide regole imposte dall'immagine della virilità, e ha così dato libero sfogo al suo talento.